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Alife

Alife è un comune italiano di 7.571 abitanti della provincia di Caserta nella regione Campania. Antica sede vescovile documentata storicamente a partire dall'anno 499, ma sicuramente di fondazione precedente: Diocesi di Alife-Caiazzo.

Per effetto ed a seguito del DPR del 2 ottobre 1995, il comune di Alife ha diritto, nei suoi atti ufficiali, di fregiarsi del titolo di Città che già le competeva in antichità (Civitas Allipharum = Città di Alife). Fa parte della Comunità Montana del Matese.

Dista 35 km da Caserta, 55 km da Benevento, 55 km da Isernia, 65 km da Napoli. In linea d'aria la distanza fra Alife e Roma è di 166 chilometri.

La cittadina si trova nella parte sud-occidentale della regione storica del Sannio, nota come Sannio Alifano. È posta alle pendici del versante meridionale del Massiccio del Matese, quasi al centro di un anfiteatro naturale, in una verdeggiante pianura che ne prende il nome (pianura alifana), solcata dal medio corso del fiume Volturno e da altri torrenti. La vastità del suo territorio comunale (kmq. 63,87) la colloca al terzo posto della provincia (dopo Sessa Aurunca e Teano) e tra i primi in Campania: esso va dalle sponde del fiume, naturale confine verso sud, ai vasti pianori intensamente coltivati e, attraversando una stretta fascia collinare, raggiunge la parte montuosa la cui vetta più alta è monte Acuto (m. 1265 s.l.m..).

Alife è bagnata a sud dal fiume Volturno, mentre il centro storico è lambito a destra dal Torano affluente dello stesso Volturno. Il Torano si divide in due rami, denominati nuovo e vecchio, e tale distinzione risale a prima del XIII secolo. Nella suddivisione in tre parti del percorso del Volturno, dalla sorgente alla foce (alto, medio, basso Volturno), il territorio alifano è pienamente inserito nel Medio Volturno. Altri torrenti, numerosi ruscelli e diverse sorgenti ne completano il quadro idrografico.

L'etimologia del nome Alife è ancora oggetto di studi. L'esatta pronuncia sabellica dovrebbe essere ALIPHA; su una moneta d'argento del IV a.C. la forma osca è grecizzata in ALIOHA. In greco è Ἀλλιφαί per Strabone e Diodoro Siculo, Ἄλλιφα per Tolomeo. Per i romani è Allifae, con qualche variante, ed è nominata da Silio Italico, Plinio il Giovane, Cicerone, Orazio ed altri numerosi. Nel medioevo la forma definitiva Alife compare su pergamene dell'XI secolo, il nome continuerà a circolare su documenti e cronache in varianti come Alifia e Alifi.

Alife ha origine osca o sannita, coniava moneta propria come un didramma d'argento del IV secolo a.C. Fu a lungo in lotta con Roma, dal 343 al 290 a.C., venendo poi distrutta durante le guerre sannitiche. Numerose le sepolture di età sannitica rinvenute in località Conca d'Oro.

Alife fu in seguito riedificata come oppidum, con il caratteristico impianto romano, con decumano massimo e cardine massimo. Incorporata comepraefectura sine suffragio nella repubblica romana, e poi municipium Romanorum, con governo proprio di decurioni, decemviri, questori, censori, edili e pontefici. Fu iscritta alla tribù Teretina. Le lapidi superstiti raccontano figure e ruoli dell'Alife romana, compresi consoli romani. Del Calendario alifano si conservano frammenti dei giorni 11-19 agosto e 22-29 agosto; interessa la menzione del Circo alifano, del quale, a differenza dell'Anfiteatro e del Teatro, si è persa ogni traccia.

La città romana, circondata da mura tuttora esistenti, rimase abitata per tutto il medioevo, nonostante assedi e saccheggi. Il vescovado alifano è antichissimo, il primo vescovo noto è Clarus in carica nel 499 e dopo un'interruzione riprende con Paolo subito dopo il 969. Una grande fioritura monastica interessò il territorio alifano dal 719 al 774 con la fondazione dei monasteri di S. Maria e S. Pietro a Massano, S. Maria in Cingla, S. Giovanni, S. Salvatore, ed altri minori come S. Nazario e S. Martino al Volturno.

Nel lungo periodo longobardo fu gastaldato. Nel corso del IX secolo conobbe eventi molto duri: coinvolta nelle lotte fra i signori longobardi, subì danni dal terremoto dell'847, venne saccheggiata dai saraceni, e nell'anno 860 riconquistata dopo battaglia dall'imperatore Ludovico II. Nel X secolo la città visse una nuova ripresa, prima divenne contea e il primo conte storicamente noto è Bernardo, seguito da Aldemario, poi riottenne un proprio vescovo. Dopo Paolo, sono nominati nelle lapidi coeve della Cattedrale alifana i vescovi Vito, Gosfrido e Arechi.

Nella seconda metà dell'XI secolo il territorio alifano fu conquistato dalla casa normanna dei Drengot Quarrel, e la cittadina ebbe momenti di gloria e di splendore. Il primo conte della stirpe è Rainulfo, cui successe il figlio Roberto di Alife e il figlio di costui, il secondo Rainulfo, conte di Alife e Caiazzo. Rainulfo II chiese ed ottenne, nel 1131 o 1132, dall'antipapa Anacleto II le reliquie di San Sisto I, papa e martire, divenuto poi protettore della città e della diocesi. A lui fu dedicata la cattedrale, intitolata a Santa Maria Assunta. Nel 1132 Rainulfo entrò in guerra contro Ruggero II di Sicilia e nel luglio numerosi cavalieri e fanti alifani furono impegnati nella vittoriosa ma sanguinosa Battaglia di Nocera. Nel 1135 Alife fu occupata dal truppe regie ma ripresa nel 1137 da Rainulfo ora elevato da papa e imperatore al ducato di Puglia. Dopo la strage del 1138 voluta da Ruggero II di Sicilia prese il potere Malgerio Postella. In questi anni la città fu sottoposta alle continue lotte fra il regno ed i ribelli. La casa normanna di Alife riconquistò temporaneamente la contea con Andrea di Ravecanina negli anni a partire dal 1154 e saldamente solo dal 1193 con Giovanni di Ravecanina, l'ultimo dei Drengot.

Anche nell'età sveva infuriarono le lotte per il possesso dell'antica città: nel 1205 il castello respinse un assedio, ma la città fu data alle fiamme. In questi anni fu governata dal conte Siffrido, di origine germanica, fino all'ingresso dell'Imperatore Federico II che ne prese il controllo diretto nel 1221. Nel1229 la città aprì le porte all'esercito pontificio ma tornò rapidamente in potere di Federico II, che fece riparare il castello normanno. Il 2 novembre 1254Papa Innocenzo IV annetteva Alife alla Chiesa, ma presto la città fu riannessa al Regno di Sicilia. Vi transitò Carlo d'Angiò prima di sconfiggereManfredi a Benevento nel 1266. Nel 1269 è conte Filippo, primogenito di Baldovino imperatore di Costantinopoli. Un eretico alifano, Pietro, è reso celebre da un affresco di Giotto.

Nel Trecento città e contea passano di mano tra le dinastie D'Avella, Janvilla e Marzano. Per un breve periodo appartiene all'Ordine degli Ospitalieri di Gerusalemme. Nel 1320 Alife, che comprende un insediamento ebraico in S. Simeone, è tassata per 78 once, 2 tarì e 12 grani, con una popolazione stimata fra i 5000 ed i 6000 abitanti. La città subisce qualche danno con il terremoto del 1349. L'alifano Niccolò Alunno († 1367) diviene prima maestro razionale e poi gran cancelliere del Regno di Napoli; scrive gli Arcani Historici e suo figlio Francesco Renzio viene fatto cardinale da Urbano VI. Fra i vari vescovi che si susseguono nella diocesi, chiude il secolo l'alifano Giovanni de Alferis, della stessa famiglia di Alferio, vescovo di Alife, poi diViterbo.

Nel Quattrocento si alternano le dinastie Stendardo, Origlia, di nuovo Marzano, Gaetani e Diaz Garlon. Il 5 dicembre 1456 un violento terremoto devasta tutto il Sannio; in Alife si contano 60 morti e numerosi crolli. Il vescovo Antonio Moretta ripara la cattedrale. Ha propri Statuti Municipali nel 1464 che vengono aggiornati nel 1503. In contrada San Simeone si insedia una colonia di Albanesi e di Ebrei. Nel 1536 è attiva la tipografia del primicerio Luigi Cilio che dedica alla contessa Cornelia Piccolomini il Tempio de Amore di Iacopo Campanile; per il torchio di Cilio Alifano, trasferitosi a Napoli, il professore alifano Cesare Benenato pubblica il De puerorum institutione. Dal 1557 è vescovo il giurista e storico Antonio Agustín che trascrive le epigrafi latine della città e ne studia (senza pubblicare) antichi documenti. Nella seconda metà del XVI secolo la città governata dagli spagnoli Diaz Garlon, passa da un alto momento culturale ad un rapido declino. Nel 1561 è saccheggiata congiuntamente da milizie pontifice e del regno di Napoli. Il vescovo Giacomo Gilbert de Nogueras trasferisce la residenza del vescovo nel vicino centro di Piedimonte d'Alife, dove i suoi successori sono rimasti fino ad oggi senza, tuttavia, intaccare l'antico titolo vescovile, mantenuto sempre da Alife da sedici secoli.

Nel Seicento è feudo della famiglia Gaetani. Si conservano i giuramenti dei governatori, di regola esterni, in carica dal 1585 al 1689. Ancora un terremoto, questa volta nel 1688, abbatte diverse case e danneggia la cattedrale. Nel 1716 sono ritrovate in Cattedrale le reliquie di San Sisto. Nel 1746 viene compilato il catasto onciario, nel 1810 con la fine della feudalità, è assegnato al comune l'attuale patrimonio boschivo. La cittadina ha un nuovo incremento demografico all'inizio dell'Ottocento. Con l'unificazione d'Italia nel 1861 è segnalata qualche incursione di briganti, reduci dell'esercito napoletano nelle zone collinari e boschive.

Nel 1914 è inaugurata la Ferrovia Alifana che la collega a Napoli. Il 2 gennaio 1927, eliminata la provincia di Caserta (poi ricostituita nel 1945), Alife passa alla provincia di Benevento. Dopo il ventennio, fu coinvolta nei combattimenti della seconda guerra mondiale: nell'ottobre 1943 la torre più alta del castello fu minata dai tedeschi in ritirata e la città intera subì un duro bombardamento aereo americano che mieté numerose vittime civili; anche questa volta i danni di guerra furono rapidamente riparati.

Lo stemma comunale storico è rappresentato da un elefante portante sul dorso una torre merlata dorata con tre bastioni recante l'iscrizione Civitas Alipharum. Se gli elefanti si trovano scolpiti, per la prima volta, in un archivolto della cattedrale originaria (XII secolo), lo stemma nella forma attuale si trova già disegnato in una bolla di papa Paolo III del 19 maggio 1543 (Archivio della Cattedrale di Alife) ed è documentato continuamente dal XVIII secolo. La blasonatura è la seguente: Di rosso, all’elefante al naturale, gualdrappato di azzurro, cinghiato e frangiato di argento, sostenente una torre merlata di tre pezzi, d’oro, aperta del campo. Gli ornamenti esteriori da città (dal 2.10.1995) sono rappresentati da una corona dorata con cinque torri portanti merli ghibellini, contornati dai simboli della Repubblica. L'art. 4 dello Statuto comunale del 28.11.2000 protegge e disciplina l'uso dello stemma civico.

L'Istituto professionale per l'Industria e l'Artigianato Manfredi Bosco, è l'unico istituto d'istruzione superiore. Sono presenti le scuole dell'obbligo scolastico a carattere pubblico, e anche privato per la materna e la primaria.

La biblioteca comunale ha un patrimonio di 6500 volumi. Biblioteche scolastiche sono disponibili presso la scuola secondaria di primo grado Niccolò Alunno, e presso l'IPIA.

Si contano alcune associazioni religiose e culturali tra le quali, L'Associazione Pro Loco Alifana con sede in Via Roma 105, attiva dal 1974, una sezione dell'Archeoclub d'Italia. Si segnala, in particolare, l'esistenza di un'associazione di alifani e matesini residenti nell'Italia centrale (MATAL) e l'organizzazione degli alifani emigrati in Canada.

Le principali ricorrenze di Alife si svolgono in estate e sono legate a S. Anna a luglio, e dall'1 al 13 agosto per la festa del patrono (antichissima) con la tradizionale duplice processione e a quella dell'Assunta (15 agosto). La fiera principale è quella di S. Lorenzo del 10 agosto. Il mercato si tiene il martedì. Caratteristica è la sagra della cipolla.

Campisi, Cerquelle, Cidonio, Conca d’Oro, Croce dei Pioppi, Defenza, Fontanelle, Forma, Fosse, Gervaso, Madonna della Grazia, Marmaruolo, Masseria Bianca, Montecalvo, Olivétole, Pacifico, Pera, Perazzete, Ponte Meola, Porchiera, Posta Vecchia, Saetta, San Luglio, Santa Lucia, San Michele, San Simeone, San Vittore, Sàure, Scafa, Sferracavallo, Torrione, Tre Portelle, Vadolargo, Varanelle, Vergini, Vernelle.

         Resti di età romana:

  • Mura rettangolari rinforzate da torri circolari e rettangolari, con 4 porte centrali;

  • Conformazione urbana strutturata su cardini e decumani (perimetro 540 × 410 m);

  • Criptoportico romano dentro le mura;

  • Mausoleo degli Acili Glabrioni (già Torre di San Giovanni);

  • Anfiteatro;

  • Sepolcri e mausolei sulla via Latina (Il Torrione, S. Maria delle Grazie, Campisi);

  • Resti di domus romane, di terme e del teatro;

  • Epigrafi latine esposte nel Parco delle Pietre e in vari luoghi.

Testimonianza medievali 

  • Torri del castello normanno;

  • Cripta della cattedrale normanna. 

Dentro le mura:

  • Cattedrale di Alife. Cattedrale normanna edificata su un tempio precedente, sottoposta a continui rifacimenti nei secoli. Conserva la cripta originale del XII secolo. Sede vescovile e della parrocchia di S. Maria Assunta, la maggiore della città. Parroco: Mons. D. La Cerra, abitanti 4800.

  • Chiesa di Santa Caterina. Dedicata a Caterina d'Alessandria, già in funzione almeno dal Quattrocento e ricostruita in più riprese, l'ultima nel 1946. Si trova nell'omonima piazza. Assieme alla Cattedrale e a S. Sisto è l'unica chiesa in piedi dal medioevo e sopravvissuta al terremoto del 1688 che rase al suolo numerose altre chiese cittadine. Nelle vicinanze di S. Caterina ancora nell'Ottocento erano in funzione le trecentesche chiese di S. Maria la Nova, di cui resta parte della cripta, e S. Maria Maddalena.

  • Edifici delle Suore degli Angeli. All'interno della struttura adibita a residenza vi è una cappella religiosa. I due edifici contemporanei (l'altro è scolastico) sono in Via S. Francesco, strada che ricorda nel nome l'antico convento esistente nelle vicinanze ancora nel Seicento.

Fuori le mura:

  • Santuario di Maria SS. della Grazia, costruito su un antico mausoleo romano, trasformato in chiesa già in età normanna. All'interno si conservano una bellissima statua in legno dorato della Vergine col Bambino del sec. XVII (molto sentita dal popolo la devozione verso la Marònn'a Gràzia, in onore della quale si svolge annualmente una festa la terza domenica di settembre), tracce di affreschi tardomedievali nella cripta, un presepe napoletano in stile settecentesco che riproduce alcuni scorci alifani, una statua in legno del sec. XIX raffigurante l'Addolorata e altre opere. All'esterno del Santuario vi è un piazzale sopraelevato, uno dei primi dedicati a Giovanni Paolo II; poco dopo la sua morte, nell'estate del 2005, una statua fu posta in questo luogo, anche in ricordo di un pellegrinaggio che i fedeli del Santuario fecero nell'aprile 1996 a Roma, in udienza da papa Wojtyla, che benedisse il grande quadro ad olio (copia di quello che si conservava in questa chiesa fin dal sec. XIII e che oggi si trova nel vicino e omonimo Santuario di Baia e Latina) che si può ammirare nella cripta della chiesa alifana. Accanto al monumento a papa Wojtyla, si erge una bella stella in pietra su cui è disposta una grande formella bronzea circolare che raffigura la titolare del Santuario.

  • Chiesa di S. Sisto fuori le mura. A breve distanza dalla cinta muraria e da Porta Roma, è il luogo che ricorda la traslazione delle reliquie di S. Sisto I papa (1131/1132).

  • Chiesa di S. Michele Arcangelo. Nell'omonima frazione. Sede parrocchiale: Parroco Sac. P. Rubino, abitanti 1400.

  • Chiesa di S. Giovan Giuseppe della Croce. Si trova nella frazione Totari. Sede parrocchiale. Dedicata a Giovan Giuseppe della Croce che operò in diocesi nel XVII secolo; viene celebrato il 5 marzo. Sede parrocchiale: Parroco Sac. S. Perez, abitanti 400.

  • Cappella del cimitero.

Chiuse al culto (fuori le mura):

  • S. Giovanni Gerosolimitano. Già mausoleo romano, in età longobarda divenne chiesa e dal XII secolo fu annessa dall'Ordine gerosolimitano. Nel XIX secolo era di proprietà comunale, e ancora negli anni trenta del XX secolo vi si diceva messa. Restituita allo stato di edificio classico.

  • S. Maria Ausiliatrice. Già istituto religioso con annessa cappella funzionante nella seconda metà del secolo XX. Proprietà privata.

Musei:

  • Museo Archeologico dell'antica Alliphae. Ospita una mostra permanente, con ingresso libero, di antiche monete, iscrizioni in pietra, statue, monili, arredi funebri e oggetti vari rinvenuti nei vari scavi che si sono svolti negli anni nella città.

Curiosità:

La cittadina conserva alcune reliquie di Papa Sisto I, santo patrono di Alife e di Alatri (FR), con la quale è gemellata.

È diffusa la tradizione di sega la vecchia, una festa per dare il benvenuto alla primavera verso metà quaresima. La tradizione consiste nel festeggiare con amici in campagna fino a tarda sera. 

Alife si collega alla rete autostradale tramite i caselli Caianello in provenienza da nord e Caserta nord in provenienza da sud della Autostrada A1 Milano-Napoli. Per i viaggiatori provenienti da nord si prosegue per tratti della Strada statale 372 Telesina e Strada statale 158 della Valle del Volturno, e da sud attraverso un tratto della Strada statale 87 Sannitica; la superstrada Caianello-Benevento la collega al capoluogo del Sannio. 

La stazione di Alife, è una stazione di transito sulla linea Piedimonte Matese - Santa Maria Capua Vetere - Napoli il cui nome storico è Ferrovia Alifana, che la collega anche con Caiazzo, Caserta e altri comuni. S. M. Capua Vetere è l'interscambio per immettersi sulla linea Roma-Cassino-Napoli. La stazione più vicina per il collegamento con la Capitale è però la Stazione di Vairano-Caianelloraggiungibile in macchina o autobus. 

In assenza di servizio di trasporto pubblico urbano, si possono utilizzare le fermate comunali delle linee provinciali della ACMS che la collegano ai comuni circumvicini e al capoluogo di provincia, e alle autolinee private Eredi Roberto Ferrazza, e Ferrazza Group per collegamenti con i comuni confinanti, il Matese, Telese Terme, Vairano Scalo, Cassino e Napoli. 

Lo scalo aereo più vicino è quello di Napoli Capodichino, in attesa dell'ampliamento dell'Aeroporto di Caserta-Grazzanise, più prossimo, ma utilizzato attualmente solo per scopi militari. Nella pianura di Alife è attivo un campo di volo privato per aerei delta a motore, aerei biposto e deltaplani. 

Alife è gemellata con:

  • Alatri, cittadina della Ciociaria (in provincia di Frosinone), con la quale divide, dal 1131 la comune devozione per il patrono, il martire e papa Sisto I, il cui corpo è sepolto per una circa una metà nella cripta normanna della Cattedrale di Alife e per la restante parte nella basilica e concattedrale alatrina di San Paolo. Le due cittadine, in onore di questo gemellaggio spirituale, ogni anno si scambiano le visite in occasione della festa patronale che ad Alife trova il suo culmine nei giorni 10 e 11 agosto, mentre ad Alatri si svolge il mercoledì in Albis;

  • Glowno, cittadina della Polonia centrale (non molto distante dalla più nota città di Cestocova), di antica traduzione rurale e con cui Alife è gemellata dal 1990. L'idea di questo gemellaggio è nata da un imprenditore alifano (Orlando Luponio) che proprio a Glowno ha aperto una piccola attività manifatturiera che ha dato diverse opportunità lavorative alla locale popolazione.

Personalità legate ad Alife:

  • Alessandro Telesino - abate benedettino e scrittore (sec. XII);

  • Alessandro Vessella - musicista (sec. XIX-XX);

  • Alferio de Alferis - vescovo (sec. XIII);

  • Andrea di Raviscanina - conte di Alife (sec. XII);

  • Antonio Agustín - vescovo e studioso d'archeologia (sec. XVI);

  • Felicita e figli - famiglia di santi e martiri (sec. II);

  • Francesco Renzio - cardinale di S.R.C. (sec. XIV);

  • Gaitelgrima di Puglia - nobildonna alifana (sec. XII);

  • Gennaro Di Giacomo - vescovo e senatore del Regno d'Italia (sec. XIX);

  • Giovan Giuseppe della Croce - santo monaco alcantarino (sec. XVIII);

  • Giovanni Petralife - sebastocratore di Tessaglia e Macedonia (sec. XII);

  • Luigi Acilio - editore (sec. XVI);

  • Malgerio Sorel - monaco celestino e falconiere di Federico II (sec. XIII);

  • Matilde di Altavilla - contessa di Alife (sec. XII);

  • Manio Acilio Glabrione - duoviro quinquennale di Alliphae e console a Roma (sec. II);

  • Marino Marzano - conte di Alife (sec. XVI);

  • Marino Vulcano - cardinale di S.R.C. (sec. XIV);

  • Niccolò Alunno - gran cancelliere del Regno e notaio (sec. XIV)

  • Orazio Michi dell'Arpa - musicista (sec. XVI-XVII);

  • Pasquale Diaz Garlon - conte di Alife e funzionario della corte aragonese (sec. XV);

  • Pietro l'eretico - miracolato da San Francesco d'Assisi (sec. XIII);

  • Pietro Farina - vescovo di Alife-Caiazzo dal 1999 al 2009;

  • Rainulfo di Alife - condottiero e feudatario alifano (sec. XII);

  • Riccardo di Rupecanina - feudatario alifano (sec. XII);

  • Roberto Drengot Quarrel - feudatario alifano (sec. XII);

  • Ruggero d'Altavilla - conquistatore normanno e re di Sicilia, Puglia e Calabria (sec. XIII);

  • Salvatore Farina - insegnante e saggista (sec. XXI);

  • Sisto I - santo, papa e martire (sec. II);

  • Teodora Petralife - nobildonna di origini alifane, santa per la chiesa ortodossa (sec. XIII);

  • Valentino Di Cerbo - vescovo di Alife-Caiazzo (in carica).

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