"Nessuna regione
italiana ha avuto una storia linguistica unitaria". Partendo da
questo presupposto i due autori forniscono qui un'esauriente guida
attraverso la variegata realtà dei dialetti d'Italia. Un compito
particolarmente complesso perché "l'alterazione del latino non
avviene mai a livello regionale, ma attraverso i tanti latini
corrispondenti alle pievi, alle unità rurali, ai proprietari delle
piccole corti". La radiografia linguistica delle varie parlate
è accompagnata da una bibliografia aggiornata, da indici di tipo
geografico, fonetico, morfologico, lessicale e da nove tavole
illustrative.
Questo libro è nato dai commenti dialettologici
della grande raccolta di monografie regionali, pubblicata,
sotto il titolo TUTTITALIA, dalla casa Sansoni, fra gli anni 1961
e 1967. Le unità nelle quali il libro si compone corrispondono
alle regioni previste dalla Costituzione italiana.
Ma il libro si
propone uno scopo più ambizioso di una raccolta comparativa di
tutti i dialetti italiani che continuano con maggiore o minore
fedeltà il latino parlato un tempo.
INTRODUZIONE
Questo
libro è
nato dai commenti dialettologici
délia grande raccolia di monografie regionali, pubblicata, sotto il
titolo TUTTITALIA, dalla casa Sansoni, fra gli anni 1961
e 1967.
Le unità nelle quali il libro
si scompone corrispondono alie
regioni previste
dalla Costituzione italiana.
Ma il libro
si propone uno
scopo più ambizioso di una
raccolta comparativa di
tutti i
dialetti italiani che continuano
con maggiore
o minore fedeltà il
latino par-lato un tempo. Questo
compito prevalentemente
técnico è lasciato
alie opere elencate nella
bibliografía di questo volume alla
p. IX.
Lo
scopo
del libro, tríplice,
è quello invece
di ¡Ilustrare le
forze in gioco
che hanno agito
prima perché la compat-tezza
del latino
fosse incrinata, poi perché, arginato il pro-cesso di jrammentazione
o
disgregazione, cominciassero e si facessero
sentiré, con
maggiore
o
minore
fortuna,
elementi di
concentrazione e ricostruzione. Dal primo
punto di vista,
la crisi virtuale
del latino
comincia alla fine
del
primo secólo
a. C, quando il
latino viene
chiamato a un
confronto con
le lingue
paríate
a quel tempo in tutt'Italia, con
risultati contrastanti.
Da una
parte si ebbero cosï
i risultati
délie tradizioni linguistiche
che
non si influenza-rono in Sardegna, in Toscana, nel Salento, nelle
isole del-l'estuario
véneto.
Dall'altra l'intera
valle
padana,
per
ra-gioni dirette
o
indirette, subi profondamente l'influsso di modelli gallici e diede
vita
a un
latino
parlato
che
noi chiamiamo, a causa dei suoi caratteri comuni,
«
gallo-italico
».
E in quell'Italia
centro-meridionale, detta
«
mediana
»,
definita dal corso méridionale
del
fiume Esino, e da quello orientale
del
Tevere, il
latino fu
invece
forte-mente
influenzato
da
tradizioni linguistiche umbre e san-nitiche e
formo
un
territorio
clialettale abbastanza
unitario a
cui spetta l'attributo comune di
«
umbro-sannitico
».
La
seconda tesi fondamentale
del libro
è
che
l'alterazione e frainmentazione
del latino
non avviene mai a livello régionale, attraverso un
latino
colorito regionalmente, ma attraverso
i
tanti latini corrispondenti aile pievi, aile unità
rurali,
ai proprietari délie piccole corti, ail'interno
délie quali si trasmetteva,
da una
generazione all'altra, e in modo
sempre meno controllato e
rigoroso,
il povero voca-bolario dell'agricoltore, dell'artigiano nei suoi
sentimenti elementari,
del
fedele in ascolto délia
periódica
spiegazione del
vangelo.
La
terza meta
che
ci siamo prefissi consiste nel
dimostrare che
il processo di ricostruzione non riprende vecchi schemi. Lo
promuovono gli ampliamenti di orizzonte, qualunque sia la
forza che Ii
determina:
ampliamento
di
orizzonti commerciali ed economici, ampliamento di orizzonti
disciplinan,
religiosi
o
laici, di jorze politiche
che
irradiano da
centri di potere più lontani. Nessuna regione
italiana ha
avuto
una
storia
lingüistica unitaria.
Nessuna storia
regionale
pub
jare
a meno délie esperienze linguistiche
del suo
territorio.
Alla fine di questa lettura, il lettore avrà fatto l'esperienza
incomparabile di un condensato délia storia d'Italia,
una
e varia,
sulla
base délie
testimoníame linguistiche.
Sono
escluse
dalla trattazione le tradizioni linguistiche estranee a quella
italiana,
e cioè provenzale nel Piemonte, franco-provenzale nel Piemonte e
nella Val d'Aosta, tede-sca nel Piemonte, nella Val d'Aosta, nel
Véneto,
nel Tren-tino-Alto Adige, nel Friuli-Venezia Giulia, slovena nel
Friuli-Venezia Giulia,
serbo-croata
nel Molise, albanese in tutte le regioni meridionali,
greca
in
Calabria
e nel Sa-lento,
catalana
in Sardegna. Sono esclusi anche
i
dialetti italiani parlati fuori dei confini politici
del
nostro paese. Si è mirato soprattutto a
una
caratterizzazione délie varie paríate:
l'esposizione grammaticale e lessicale è quindi tutt'altro
che
esaustiva. Corne è stato già detto, Vampia
bibliografía ha lo scopo di completare, nei limiti attuali délia
ricerca dialettologica,
il
quadro lingüístico di ogni regione. Da essa sonó escluse sia opere
troppo particolari sia opere di
interesse più
vasto che
pure
si raccomandano ai
lettori: tra queste
Le
origini
délie lingue
neolatine di
Cario Tagliavini, che
ci dà
una classificazione estrema-mente chiara e precisa dei dialetti
italiani,
e il
Dizionario
Etimológico Italiano di
Carlo
Battisti
e Giovanni
Alessio, ñeco di termini regionali, nonché
il
Romanisches
Etymologisches Wörterbuch
di
W. Meyer-Lübke. Nelle
singóle trattazioni
bibliografiche
le
suddivisioni per
categoría
sono da
considerare puramente
indicative.
Ai
titoli raccolti nella
bibliografía
si richiamano quelli
che
nelle note del testo sonó citati privi di ulteriori indi-cazioni;
altre utili abbreviazioni si ottengono all'interno dei singoli
capitoli per mezzo del solo nome dell'autore. Con rohlfs
si
indica dappertutto la Grammatica
della lingua italiana e dei suoi dialetti, in
tre volumi, di questo
studioso,
con Bertoni
il
volumetto dell'ltalia dialettale.
Le
opere di carattere genérale precedono senipre, nelle cita-zioni,
quelle
di carattere particolare.
Nel
testo, la grafía fonética
è
semplificata al massimo. Quando
non ci
son ragioni particolari si utilizza quella corrente; quando si rende
necessaria una precisazione
ses rappresentano la S
sorda e quella sonora (raso,
rosa), z e
z
la
Z sorda e sonora (vezzo,
mezzo). Limitatissimo
è
l'uso di
s
per
la sibilante
palatale
di
sciame;
un
po'
più fréquente
quello di d
per
il suono
cacuminale. II maiusco-letto indica la forma tipizzata.
Completano
il
libro uno
schéma
dei principali tipi di vocalismo che risultano foudamentali per
una caratterizza-zione dei dialetti italiani e alcune cartine che
mostrano la diffusione geográfica di particolari fenomeni: esse sonó
di-segnate in base ai dati deli'Atlante Italo-Svizzero, tranne che
nel caso della settima che Luciano Giannelli ha
préparât
o usufruendo di
sue
personali ricerche sulla gorgia toscana.
I
tre indici con cui
si
conclude
il volume sono
stati
corn-pilati
da Carla Mancini.
La
responsabilità
del lavoro
è
comune
ai due
autori. Per la precisione si ricordi che la parte storica
e grammaticale è
dovuta esclusivamenté a Giacomo Devoto, la parte les-sicale e
bibliográfica a Gabriella Giacomelli. Gli autori vogliono dedicare
il
libro a un venerando ami-co, Cario Battisti, nel suo novantesimo
anniversario.
GIACOMO
DEVOTO
GABR1ELLA
GIACOMELLI